Che cosa è la Psicologia Clinica?
La Psicologia clinica costituisce uno dei più diffusi ambiti di ricerca e intervento professionale della psicologia.
Il termine clinica, da un punto di vista etimologico, deriva dal greco “kline”, che significa letto e indica le attività che il medico svolgeva al letto del malato. Questo significato etimologico allude a due funzioni fondamentali: ascoltare e riconoscere e questi sono gli assiomi di base su cui si muove la psicologia clinica: ascolto, comprensione e aiuto.
- “Psicologia” è la scienza che studia il comportamento umano. In generale il termine è accompagnato da un aggettivo che circoscrive l’oggetto di studio (ad esempio: psicologia dell’età evolutiva, psicologia dell’handicap) o l’approccio metodologico d’elezione (psicologia sperimentale, psicologia cognitiva)
- “Clinico” è un aggettivo che esprime l’essenza stessa dell’operare medico direttamente a contatto con il malato. Si riferisce alla sofferenza, a chi se ne fa carico, al luogo di cura e alla cura stessa, alla scienza che se ne occupa, di cui esprimere allo stesso tempo la dimensione applicativa e l’approccio metodologico
Dunque la psicologia clinica include fin dalla sua radice etimologica la sua destinazione alla malattia e alla sofferenza, nel tentativo di dare aiuto al paziente con il ricorso a conoscenze e metodi psicologici. Ha come competenza specifica quella di comprendere il soggetto nella sua individualità e di aiutarlo a risolvere adeguatamente disagi e problemi derivanti dalla sua difficoltà di armonizzare i bisogni, gli affetti, i desideri del mondo interno.
Comprende lo studio scientifico e le applicazioni della psicologia in merito alla comprensione, prevenzione ed intervento nelle problematiche psicologiche e relazionali, a livello individuale, familiare e gruppale, compresa anche le attività di promozione e mantenimento del benessere psicologico e il trattamento di molte forme di psicopatologia.
Questo avviene attraverso l’uso di strumenti psicologici in un contesto dinamico di interazione psichica basato sul consenso tra psicologo e paziente, che permetta lo svilupparsi di quel processo di conoscenza indispensabile affinché lo psicologo possa comprendere il disagio e suggerire o attuare interventi per alleviarlo o darne delle soluzioni più adattive.
In linea con la definizione normativa di psicologo (L.56/1989), la Psicologia clinica si contraddistingue per le teorie, i metodi e gli strumenti di intervento finalizzati alle attività di prevenzione, valutazione, abilitazione-riabilitazione e sostegno psicologico, con particolare riguardo alla comprensione della domanda dell’utente individuale e collettivo (coppia, famiglia, gruppi, organizzazioni e comunità), alla psicodiagnostica e agli interventi di aiuto e sostegno, compresi quelli strettamente psicoterapeutici (che costituiscono un particolare sottoinsieme di modalità di intervento clinico specialistico mirato a forme psicopatologiche più strutturate).
Fra i nuclei tematici di interesse operativo e di ricerca clinica possono esserne esemplificati alcuni come: la prevenzione (primaria e secondaria) del disagio personale; l’identificazione e diagnosi precoce dei rischi psicopatologici; i fattori cognitivi, affettivo-emotivi, psicosociali, comportamentali, di personalità, sociali e culturali che sono all’origine dei disturbi o mantengono la condizione di disagio; le emozioni e la loro regolazione in rapporto a salute e malattia, con specifico riguardo alle disregolazioni affettive; le modalità di gestione clinica di differenti tipi di disturbi individuali, di coppia, familiari e di gruppo; le varie forme di sostegno psicologico individuale, di coppia, familiare e di gruppo; il miglioramento dell’efficacia delle tecniche psicodiagnostiche; le modalità di gestione di situazioni di crisi emotiva, relazionale o decisionale insorgenti in vari fasi e contesti di vita; la promozione del benessere psicosociale individuale e nei contesti sociali (asili nido, scuole, famiglia e lavoro); la progettazione di efficaci forme di riabilitazione psicologica e psicosociale; la valutazione dell’efficacia degli interventi di aiuto e dei di programmi di prevenzione e promozione della salute in differenti contesti sociali, ecc..
Chi è lo psicologo clinico?
Compito dello psicologo clinico deve essere quello di lavorare sul singolo caso (approccio idiografico) però con un sistema generale di riferimento (nomoetico), in modo da integrare la dimensione nosografica-descrittiva (cioè classificatoria del funzionamento psichico e dei vari ambiti dei disturbi mentali) con quella dinamico-strutturale (intervento).
La psicologia clinica non è solo psicoterapia. Tale identificazione, sarebbe riduttiva e in parte forviante in quanto limiterebbe alla psicoterapia i possibili rimedi da adottare nei confronti del disagio psichico ma soprattutto occulterebbe l’essenziale scopo diagnostico della psicologia clinica.
Le Competenze dello psicologo Clinico, non sono infatti solo di tipo psicoterapeutico, ma anche psicodiagnostico e preventivo.
Lo psicologo clinico deve inquadrare il disturbo all’interno della vita del soggetto e della sua storia personale.
Questa fase prende il nome di Valutazione Clinica o Diagnostica e si divide in 2 fasi: che cos’è la psicologia clinica
- il momento descrittivo che è proprio del paziente in cui riferisce al clinico le sue problematiche, i suoi pensieri, i suoi conflitti, i suoi tormenti, le sue paure e
- di un momento invece di ricerca del significatoche è proprio del clinico, in cui cerca di raccogliere il materiale che proprio il paziente gli ha fornito e di attribuirgli un significato.
L’ambito di applicazione dello psicologo clinico quindi spazia da attività di prevenzione, valutazione, abilitazione-riabilitazione e sostegno psicologico, con particolare (ma non esclusivo) riferimento alla psicodiagnostica ed all’intervento terapeutico, terapeutico-riabilitativo, che ne rappresenta un ulteriore sviluppo specialistico rivolto soprattutto alla presa in carico delle situazioni ove è presente una psicopatologia strutturata.
In un senso più ampio, l’operato dello psicologo clinico si rivolge alla prevenzione primaria delle condizioni di disagio personale e relazionale; alla promozione del benessere psicologico e psicosociale; all’identificazione precoce delle problematiche o patologie; al corretto inquadramento dei fattori psicologici, personologici, famigliari, relazionali, ambientali e contestuali che generano e mantengono il disturbo o la difficoltà psicologica; alla gestione clinica, tramite consulenze, colloqui e diverse tecniche di sostegno psicologico, dei principali tipi di difficoltà personali, famigliari, gruppali e comunitarie; all’abilitazione/riabilitazione nelle problematiche emotive, relazionali, comportamentali o cognitive che fossero non integralmente risolvibili; al sostegno in situazioni di crisi emotiva, relazionale o decisionale del cliente.
Dobbiamo poi pensare, sempre riferendosi alla definizione di “clinico”, oltre alla psicopatologia, che la funzione dello psicologo può essere comunque estesa al “prendersi cura di” (to care) e quindi è applicabile anche nelle situazioni di “normalità”, per facilitare e sostenere il benessere e lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale del soggetto. Il doppio significato del termine, nella medicina rispetto alla psicologia, ha dato origine a non pochi equivoci sul ruolo della Psicologia Clinica stessa nelle sue applicazioni. Nelle declaratorie ufficiali italiane delle discipline universitarie, la psicologia clinica è rubricata nel Settore Scientifico Disciplinare (SSD) “M-PSI/08”, stabilito dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Nell’attività lavorativa quotidiana psicologo clinico collabora con altre figure professionali che operano nel campo socio-sanitario come, ad esempio, medici di base, pediatri, psichiatri, neurologi, logopedisti e altri tecnici della riabilitazione, infermieri, dietologi, assistenti sociali, ma anche con genitori e familiari degli utenti e con altri professionisti operanti in altri ambiti di interesse come il giudice, l’avvocato, l’insegnante, il pedagogista, l’educatore professionale. Infatti, le competenze e gli strumenti offerti dalla psicologia clinica trovano applicazione nei vari contesti di vita nei quali ci si occupa del benessere
Come opera lo psicologo clinico?
Da quanto detto precedentemente, emerge netta l’importanza di un contesto definito di lavoro per lo sviluppo di un percorso psicologico.
Va allora sottolineata la cornice in cui si realizza l’agire dello psicologo:
- La centralità della relazionetra clinico e consultante, sia esso un individuo, una coppia, una famiglia o un piccolo gruppo, impiegando una serie di procedure intese a formare una forte alleanza terapeutica, esplorare la natura dei problemi psicologici e incoraggiare nuovi modi di pensare, sentire o comportarsi.
- La stretta interrelazione individuo-contesto, che rende importante considerare anche la rete relazionale ed ambientale nel quale è inserito il soggetto;
- L’importanza di un settingadeguato, co-costruito, che dia la possibilità di attribuire un senso alla relazione; anche se il concetto di “setting” può essere soggetto a variazioni in base all’idealogia di riferimento.
- Il cambiamento, oltre ad essere visto come “terapia di un disturbo” (il termine disturbo sostituisce l’anacronistico termine malattia non applicabile ai problemi “mentali”), può essere osservato anche come sviluppo dell’individuo verso modalità simbolico-rappresentazionali, e quindi comportamentali-relazionali, che possano essere più funzionali al suo contesto di vita.
A chi si rivolge la psicologia clinica?
L’ambito di intervento dello psicologo clinico può essere rivolto all’intero ventaglio di vita dell’individuo e alle sue interazioni. Possiamo pensare a:
- Psicologia clinica Individuale – di coppia – della famiglia – di gruppo
- Psicologia clinica dello sviluppo (focalizzazione su alcune fasi del ciclo di vita come l’infanzia, l’ adolescenza, la gravidanza, la genitorialità e approfondimento mirato su temi di rilevanza professionale come: la psicopatologia dello sviluppo, la psicodiagnostica, i disturbi della personalità, la psicoterapia, la neuropsicologia dello sviluppo, il ritardo mentale e i disturbi dell’apprendimento, i disturbi del linguaggio e della comunicazione, l’handicap, la riabilitazione e prevenzione del rischio psicosociale)
- Psicologia gerontologica (focalizzazione sulla terza età e la presa in carico dell’anziano; sulle sue problematiche cognitive, affettive e comportamentali tipiche; su specifici processi di riabilitazione cognitiva e affettiva; sulle diverse forme di demenza; sul mantenimento e prevenzione di patologie psicogeriatriche, ecc.)
- Psicologia della salute (prevenzione e benessere, salute, stili di vita); d) alla Psicologia delle dipendenze (tossicodipendenze, gioco d’azzardo, ecc.)
- Psicologia giuridico-forense (in particolare, nell’ambito peritale); e) alla Psicologia penitenziaria (interventi in situazioni di restrizione della libertà)
- Psicologia delle emergenze (interventi in situazioni di crisi ed eventi traumatici) clinica?